Incontro preliminare

Nell'incontro preliminare (19 settembre), dopo avere pregato insieme a p. Giorgio e riflettuto sulle modalità con cui svolgere i nostri incontri, si è deciso di valorizzare i seguenti momenti:
- ascolto, riflessione e comunicazione su ciò che la Parola letta suggerisce a ciascuno nella situazione in cui ciascuno si trova con la sua vita spirituale e pratica;
- attualizzazione  legata alla realtà di oggi includendo la realtà ecclesiale e sociale con le loro problematiche eventualmente introducendo di quando in quando alcuni brani tratti dalla "Evangelii Gaudium" di papa Francesco.

P. Giorgio ci ha annunciato il tema per quest'anno: "Ripartire da Cristo". Si è scelto perciò, anche su suo consiglio, di continuare la lettura di libri del Nuovo testamento per mantenerci ancorati alla figura centrale di Cristo e ripartire da Lui per la revisione della nostra vita individuale e comunitaria. Inizieremo perciò dalle Lettere di Giovanni, per passare poi ad una lettera di Paolo da decidere insieme (probabilmente Lettera ai Filippesi).

Gli incontri si svolgeranno con cadenza quindicinale il secondo e il quarto martedì di ogni mese alle ore 20:45 (salvo variazioni che verranno comunicate).

Appunti di riflessione sulla lettura della Prima lettera di Giovanni

Nell'incontro del 14 ottobre, abbiamo iniziato la lettura della Prima lettera di Giovanni (1 Giov. 1, 1-10) utilizzando, come di consueto, il metodo della Lectio Divina semplificato, già adottato negli anni precedenti.

P. Giorgio ha inquadrato la lettura. Le lettere di Giovanni appartengono al gruppo delle "Lettere cattoliche" cioè lettere scritte a tutte le chiese. Lo sfondo problematico in cui si colloca è quello della eresia della Gnosi che si andava diffondendo. Al centro c’è l’affermazione che "Dio è amore" una definizione strepitosa per allora. Poi l’affermazione di Gesù vero Uomo e vero Dio e l’affermazione che la concretizzazione dell’amore di Dio è Cristo.

I primi versetti mi sembrano bellissimi. Ma la testimonianza è difficile perché di solito si parla con le persone che già si conoscono mentre risulta più difficile l’annuncio anche ad altri. C’è comunque una frase che non mi è chiara: al versetto 10 cosa significa che "se diciamo che non abbiamo peccato, facciamo di Lui (Dio) in bugiardo"?

La contrapposizione tra luce e tenebra fa impressione: camminare nella luce genera la comunione tra noi. Inoltre è sottolineata l’importanza dei sensi, come uomini normali che però hanno la possibilità di stare nella luce.

Ciò che mi colpisce è che la parola di Dio si può toccare, è una persona fisica. Non dunque una opinione, un discorso bello, una ideologia, ma una persona storica. L’annunzio è una parola e un evento insieme. Esso genera la comunione tra noi e crea gioia vera e perfetta. Inoltre Dio è luce e ci svela la verità di noi stessi cioè che siamo peccatori oggettivamente e non in base ai nostri sensi di colpa.

Il modo di scrivere di Giovanni appare concitato e scollegato: come un bambino che balbetta e vorrebbe dire tante cose che gli premono tutte insieme. Giovanni riesce a trasmettere a noi questa emozione grazie a quato stile “scollegato”. L’annunzio è una comunicazione, una comunione che da gioia. Ci sono inoltre molti condizionali: "se camminiamo nella luce…", "se diciamo che non abbiamo peccato …", mi fanno venire in mente papa Francesco: "Non si può fare il male in nome di Dio…" e attorno a noi è la cosa più brutta che c’è.

Sento il bisogno di essere scavato dalla parola di Dio e non viceversa (il che creerebbe solo intellettualismo che metterebbe me al centro). Sento di riconoscere i peccati che ho fatto e quelli che non ho fatto. Dovrei sentirmi nella luce, ma invece avverto sensi di colpa. Il modello cui ispirarsi per la comunione è quello di Gesù col Padre.(Giov. 17)

Il peccato non va inteso chiuso in se stesso attraverso sensi di colpa, ma deve prevalere la fiducia nel perdono, di Dio in quale "è più grande della nostra coscienza"

Occorre riconoscere il peccato anzitutto. Poi essere testimoni della gioia che è un noi: quando sono testimone della gioia che è in noi sempre? Di fronte ai problemi attuali carichi di male e di peccato, come testimoniare la gioia?

P. Giorgio: La gioia è la realizzazione di sé: secondo Gesù è prendere il giogo soave e leggero. Gesù è gioioso perché il Padre è in Lui. La gioia è la realizzazione di tutte le mie dimensioni e solo Dio te la può dare. Devo "decentrarmi" e lasciare spazio all’altro. "Dio mi ha fatto per Lui e il mio cuore è inquieto finchè non riposa in Lui" (S. Agostino).
Fare di Dio un bugiardo è non accettare a fondo i primi due comandamenti: Io sono il Signore… Non avrai altro dio… In quanto creature siamo nel peccato se diciamo: "Dio, non abbiamo bisogno di te!"

A presto.
Luigi e Sandra