Appunti di riflessione sulla lettura della Parola di Dio
(martedi 18 novembre 2014)

Prima lettera di Giovanni (1 Giov. 3, 1-24)

- Mi chiedo cosa significhi osservare i suoi comandamenti...(24)
- Mi colpisce la legge dell'amore che viene continuamente sottolineata. Non capisco fino in fondo il v. 22: la preghiera credo che ci aiuti, ma mi domando cosa significhi che riceviamo quello che chiediamo. Di fatto molti pregano e non ottengono. Ad esempio pregare per la pace ecc. ma la pace non viene. Questo lo mando giù male.


- Fare quello che è gradito a Lui: deve essere tutto quello che facciamo. Come Gesù che si sente talmente unito al Padre che fa tutto come cosa gradita a Lui.
- (19-21) Sapere che Dio è più grande del nostro cuore e della nostra coscienza è una cosa che mi emoziona sempre: è un abbandono in Lui che ci conosce meglio di noi stessi. Spesso la nostra coscienza ci accusa con sensi di colpa di carattere psicologico che vanno però distinti dal peccato. Solo Dio ci conosce veramente.
- Mi è venuto da mettere in relazione la frase "non amiamo a parole" con "rassicureremo il nostro cuore". Nella prima avverto che siamo nell'errore. La coscienza ha sempre dei dubbi ("qualunque cosa ci rimproveri"). Quelli a cui il cuore non rimprovera nulla devono aver fiducia in Dio. Questi devono fare un passo in più: la fiducia in Dio ci fa ricevere cose impensabili con la preghiera. E' un segno di speranza che non deve venir meno.
- Mi colpisce il (6). "non l'ha mai visto né conosciuto" perché l'essere umano pecca. E' difficile, ma il comandamento dell'amore resta centrale.
- Mi sono resa conto che è indispensabile fare un passo tra quello che sento e quello che credo. E' più duro il credere con piena speranza e carità i contenuti del brano. Sappiamo che cosa è la legge, ma l'amore dilata il campo delle scelte anche contro noi stessi. Occorre una sintesi tra questi due aspetti: se il cuore rimprovera non c'è abbastanza fede.
- Mi viene da proporre una applicazione all'oggi: di fratelli bisognosi ce ne sono moltissimi...
Cosa posso fare? Quali sono i bisogni?
- Chiunque pecca non lo ha visto né conosciuto. Ma non siamo tutti peccatori? Siamo diabolici 24 ore al giorno?
- In sintesi il peccato è l'ingiustizia in tutte le situazioni di non-amore.
- Sento il desiderio di conoscerlo: ho dei figli cui non interessa questa conoscenza. Non so come facciano a vivere così. Io ho sempre desiderato conoscere la verità e Lui.
P. Giorgio: Siamo figli, ma siamo anche diabolici. Lui ci ha amato per primo, ma se non lo vogliamo abbiamo la "libertà" di rifiutarlo. Quella che leggiamo è Parola di Dio cioè verità.
E' vero che siamo diabolici. Apparteniamo a Lui perché ci ha riscattati a caro prezzo col battesimo. Esso ci toglie il Peccato originale, ma non le conseguenze. Il peccato da vita alla parte diabolica di me stesso. Il peccato è il limite (incapacità del bene e incapacità di vederLo). E' come un fiume sotterraneo. Il comandamento è credere in Lui e non sostituirmi a Lui. Poi, amare. Questo è essere salvi. La preghiera non esaudita è la preghiera ad un altro dio che è quello che vogliamo noi. Egli ci risponde giocando di sponda e offrendoci delle occasioni, degli incontri ecc. I racconti delle persone che ho incontrato mi testimoniano che spesso hanno avuto delle prove importanti nella vita, che hanno appagato la loro ricerca.