Storia del SS. Crocifisso

 Crocefisso


La devozione al SS. Crocifisso venerato nel Santuario del Cappuccini di Faenza, ebbe origine da un fatto miracoloso operato da Dio in favore di fra Battista da Faenza.
La fama di questo straordinario miracolo si diffuse in brevissimo tempo; i fedeli cominciarono a visitare la Sacra Immagine, a pregare ed a ottenere grazie. Cittadini e contadini, si recavano a pregare davanti al Crocifisso e la loro fede veniva spesso premiata con grazie, guarigioni e conversioni.
Una forma particolare di devozione consisteva nell’essere unti con l’olio della lampada che arde davanti alla prodigiosa Immagine. Molti attestano di aver ottenuto con tale mezzo la guarigione.
Oggi l’olio viene benedetto nel giorno di Pasqua e i fedeli lo ricevono con pietà e devozione, come pegno di divina assistenza.
Il culto al Crocifisso si rivelò, in modo particolare, nel tempo di pubbliche calamità: durante la peste del 1743, il morbo asiatico del 1837, il colera del 1855, il terremoto del 1781, la siccità del 1893: furono fatti pellegrinaggi e tenute funzioni di penitenza da tutta la città. Con gioia il popolo potè ringraziare la bontà del Signore.
In questi quasi cinque secoli di devozione al SS. Crocifisso, riscontriamo tante manifestazioni, private e pubbliche, di devozione come attestano le molte tabelle votive, i ricchi voti e doni che ornavano la vecchia e la nuova cappella.

1535 – 1538 circa

Scrive F. Lanzoni: «Uno dei più celebri convertiti da quell’uomo [l’Ochino], che era di una eloquenza affascinante, sarebbe stato quel Battista (o Battistone) Galli Castellini, faentino, che, da uomo d’arme, resosi cappuccino, finì santamente la sua vita nel nostro convento di Persolino.»
Don Romualdo Magnani nel 1741 nelle Vite de’ Santi Beati Venerabili e Servi di Dio nella Città di Faenza annota: «Finalmente [il Battistone e l’Ochino] arrivarono al Convento de’ Cappuccini di Faenza. Era allora su d’un colle detto Monte Persolino lungi un buon miglio dalla Citta fondo ora posseduto da signori conti Fregnani Faentini fabbricato ivi nell’anno 1535».

   

 

Qui il Crocifisso parlò a fra Battista

Dimorando nel piccolo convento di Monte Persolino presso Faenza, fra Battista fu un giorno ripreso dal superiore per un leggerissimo difetto commesso. Nello sforzo di reprimere la rabbia per un rimprovero giudicato eccessivo, gli si ruppe una vena nel petto. Messosi la mano alla bocca, corse a prostrarsi davanti all’immagine del Crocifisso (una scultura in legno di scuola emiliana del XV – XVI sec.) e mostrando il sangue esclamò: «Guardate, Gesù mio, quanta pena ho sofferto per voi». E il Crocifisso stacca la mano destra dalla croce, portandola al costato, e indicando la piaga replica: «Vedi, o Battista, quanti spasimo ho io sopportato per te su questa croce». E la mano torna al suo posto.
Alla scena fu presente p. Costantino da Modigliana che lo aveva seguito temendo gli fosse incolto un malore.  Ambedue restarono a lungo silenziosi,  Quando si allontanarono dal coro, portarono con sé quella visione straziante e quegli accenti affettuosi.

   


1571 Il Convento si trasferisce dove è oggi

“Nell’anno 1571, essendo Pontefice Pio V Ghisleri di S.M, (omissis); dopo aver li nostri Frati abitato, come si è detto sopra, il luogo vecchio per lo spazio di 35 anni, soffrendo molti incomodi per la strettezza, e povertà della Fabbrica, e moltissimi insulti dai sopra nominati Banditi, considerando che la troppa distanza, che era quasi di due miglia, rendeva assai scomoda ai Religiosi la necessaria quotidiana questuazione, pensarono per questi, ed altri motivi di accostarsi un poco più alla Città per essere anche più facilmente sovvenuti dai benefattori nelle loro necessità” (dal Campione nuovo del Convento di Faenza).


1643 Il SS.Crocefisso viene trasferito dal coro nella cappella

Il Crocifisso era custodito fino al 1643 nel coro della comunità dei frati. Da quell’anno, dietro richiesta della Magistrature cittadini, venne trasportato nella seconda cappella, previa solenne processione per le vie attigue al Convento, e la concessione nella circostanza dell’inaugurazione di un’indulgenza plenaria da parte di papa Urbano VIII.
Ben presto i cappuccini cominciarono a prendersi cura delle molte persone che si recavano a pregare davanti alla scultura miracolosa: alla benedizione si aggiunge anche la pia pratica di “segnare” questi devoti sulla fronte con l’olio della lampada che permanentemente ardeva avanti al Crocifisso.
Nel 1687 nella cappella veniva eretto un altare e il Crocefisso vi era collocato sopra. Ben presto fecero la loro comparsa i primi ex voto, i quali crebbero nel corso del Settecento e Ottocento , assieme alle numerose offerte di cera, di olio per la lampada, di ori e di richieste di messe.


1700 - 1800 - Si sviluppa la devozione al SS. Crocifisso

Oltre al decoro estetico della cappella, i frati si sono preoccupati anche di ravvivare la devozione al SS. Crocifisso, attraverso alcune feste ricorrenti ed in particolare durante le pubbliche calamità: «La Venerata Effige si scopriva di solito al mattino e alla sera dei Venerdì di Marzo per la funzione solenne delle Cinque Piaghe; il 3 Maggio festa della Santa Croce e nel pomeriggio di Pasqua. Molte persone indicevano preghiere speciali per ottenere grazie spirituali e temporali, e più volte in tempo di pubbliche calamità che funestarono periodicamente la nostra Romagna, l'Illustrissimo Magistrato di Faenza ordinava che si scoprisse l'Immagine e si pregasse dal popolo, tenendosi al tempo stesso prediche di penitenza. Così nel 1743 per la peste, nel 1781 per il terremoto, nel 1837 e nel 1855 per il colera. E il Crocifisso operava miracoli come possono attestare i numerosi voti, parte rapiti al tempo di Napoleone e parte ancora appesi alle pareti del Santuario e intorno al Venerato Simulacro». Una devozione che era «in continuo aumento», un concorso di fedeli che durante l'anno avveniva «alla spicciolata», eccetto nei giorni di Pasqua e della festa che assumevano «l'aspetto di collettiva dimostrazione di fede». Non era solo devozione di popolo, ma indistintamente ogni ordine di cittadini veniva a tributare onore al santo simulacro e lo stesso magistrato si faceva un dovere di essere presente alle manifestazioni di omaggio.
Il 4 aprile 1781 la città di Faenza fu scossa da un terribile terremoto che continuò a farsi sentire per quasi tre mesi.  I faentini con preghiere, penitenze e processioni si rivolsero alla patrona della città, la Madonna delle Grazie, e al Crocifisso dei Cappuccini. Meritano particolare rilievo due processioni di giovani.  Centotrenta giovani, guidati da un padre cappuccino, dopo la confessione, partirono dalla chiesa a piedi nudi con le croci pesanti sulle spalle, si recarono in cattedrale e ascoltarono la S. Messa. Fecero ritorno al convento sotto la pioggia, destando lo stupore e l’ammirazione di tutti. Ugualmente duecento ragazze, partite dalla chiesa dei Servi, dopo aver onorato la Madonna delle Grazie in Cattedrale, passarono a venerare la miracolosa immagine del Crocifisso, ritornando poi alla chiesa dei Servi. In ringraziamento per le lievi conseguenze del terremoto, si iniziarono le visite alle sette chiese e l’Esercizio della Via Crucis ogni prima domenica del mese.
Nel 1781 Pio VI dichiarava l’altare del Crocifisso privilegiato “in perpetuo” per le messe in suffragio dei defunti.


Interno chiesa (1890)


1867 - 1874 Il SS. Crocifisso è ospitato a S. Savino

Durante la soppressione napoleonica i frati abbandonarono il convento e la chiesa dei cappuccini dal 1810 al 1817 divenne sede della vicina parrocchia di S. Savino. Il Crocifisso rimasto nella sua cappella continuò ad essere frequentato regolarmente dai fedeli della città e campagna, con soddisfazione del parroco.
Invece durante la soppressione italiana la parrocchia di S. Savino dal 1867 al 1874 ospitò il Crocifisso. Un documento d archivio ci racconta, con sofferta partecipazione, l'assalto arrogante alla cappella del Crocifisso da parte dei «legali rapitori» nel gennaio 1867.


La vecchia chiesa di S. Savino che ha ospitato il SS. Crocifisso (prima della demolizione del 1929)

I cappuccini trovarono accoglienza nella chiesa del Carmine e in quella di S. Margherita. Tutto il complesso conventuale, qualche anno dopo, venne messo all'asta e con molta abilità venne acquistato per 26000 lire dagli stessi cappuccini tramite persone di fiducia.
Di nuovo il Crocifisso poteva tornare nella sua antica cappella.


1900 Edificazione della nuova Cappella del SS. Crocifisso

L'edificazione della nuova Cappella costituiva "il voto più prezioso e la testimonianza maggiore della devozione dei Faentini".
Il 25 aprile del 1899 il vescovo diocesano Gioacchino Cantagalli pose la prima pietra del nuovo edificio. Tutti i faentini della città e della diocesi, seguendo l'esempio del clero e del loro pastore, "sostennero le spese della costruzione e dell'abbellimento della Cappella. E dal popolo quella Cappella e tutta la Chiesa cominciarono a chiamarsi "Santuario", come dimostrava, del resto, la stessa lapide posta nella medesima cappella.
Nel 1900 Leone XIII aveva indetto l'Anno Santo con la Bolla "Properante ad exitum saeculum" con l’invito, rivolto a tutto il mondo, di aprire il secolo XX con un omaggio a Cristo Redentore.  Faenza eresse al SS. Crocifisso la nuova Cappella, inaugurata il 24 luglio 1900.  Tutta la Diocesi fu presente assieme al vescovo mons. G. Cantagalli. Durante le feste vennero in pellegrinaggio 120 parrocchie. La predicazione del p. Anselmo da Fontana entusiasmò il popolo. Per soddisfare le esigenze dei numerosissimi fedeli, furono celebrate Sante Messe all’aperto e furono distribuite oltre diciottomila Comunioni.
Alla processione conclusiva alla chiesa del Cimitero e alle bocche dei Canali, assieme ai vescovi, parroci, religiosi e confraternite, vi parteciparono circa 30.000 persone.

 

   

 Via Crucis dal Fontanone al Santuario


1944 - I bombardamenti distruggono il Convento

Il 24 settembre 1944 sei aeroplani da caccia distruggevano completamente il convento con l'annesso seminario serafico, che fino al maggio precedente aveva ospitato circa 40 "Fratini aspiranti alla vita religiosa e sacerdotale". Il convento fu ridotto ad un cumulo di macerie. Anche la chiesa e i locali annessi, coro e sacrestia furono gravemente danneggiati. La cappella santuario dedicata al Crocifisso, eretta nel 1900, fu colpita da quattordici granate che ne lesionarono gravemente il coperto e i muri laterali ma nel complesso restò in piedi. Non ci furono vittime, anche perché gli alunni del seminario e alcuni frati avevano già abbandonato il convento dopo il bombardamento del 13 maggio 1944.

   


1946 - Posa della prima pietra

Il 28 aprile 1946 a conclusione della festa solenne del SS. Crocifisso Mons. G. Battaglia, vescovo di Faenza, pose la prima pietra del nuovo Santuario.

       


1946 - Costruzione del nuovo Santuario

In un altro lungo documento (22 fogli dattiloscritti) P. Nazareno ripropone i momenti salienti «dei lavori di ripristino del Convento e della Ricostruzione della nuova Chiesa-Santuario dei Padri Cappuccini di Faenza». Nel settembre 1946 fu dato principio ai lavori per la ricostruzione del nuovo santuario del Crocifisso. Dopo 15 mesi d'intenso lavoro, il santuario era stato esternamente ultimato e si ergeva maestoso nelle sue linee architettoniche, conforme al disegno dell'architetto Vassura. Nell'interno però restava tutto da fare. Il lavoro eseguito a regola d'arte dalla S.A.C.L.E.S. di Faenza e che aveva dato «per tanti mesi lavoro e pane a tanti operai» aveva comportato una spesa altissima, dovuta al costo dei materiali e della mano d'opera, aumentati in quegli ultimi mesi in modo vertiginoso. I frati «allo scoperto di vari milioni» chiedevano il «generoso contributo dei Benefattori». E assicuravano: «una apposita lapide marmorea accoglierà i nomi di quelle Persone che avranno versato per sé o in memoria dei loro Defunti generosa offerta, mentre come attestato di riconoscenza da parte nostra e come pegno di celesti benedizioni, in tutti i Venerdì di ogni mese verrà celebrata per essi una santa Messa e recitate speciali preghiere davanti alla Taumaturgica Immagine del Santissimo Crocifisso». Dopo l'improvvisa morte del giovane architetto Vassura, subentrarono nuovi impresari e si fecero nuovi progetti. Il geometra Bentini Direttore della Cooperativa muratori di Granarolo, il professor Bassoli e l'architetto Secchi portarono a termine i lavori. Il 26 maggio 1948 si entrava per la prima volta nel ricostruito Santuario. Ma i lavori continuarono fino al 1951. Per la ricostruzione del convento e della nuova chiesa-santuario dei cappuccini, dall'aprile 1945 a tutto il luglio 1951, si raccolsero lire 35.359.894 e se ne spesero 34.553.444.