Senso del monastero dell'Ara Crucis

(Tratto dal sito http://www.domenicani.it )

 

P. Domenico e le Madri nell'iniziare l'Ara Crucis si sono sentiti dei pionieri, in particolare P. Domenico, quando ha trovato nell'alveo domenicano, in cui si era pienamente inserito, una luce da sviluppare. Questa luce consiste nel parallelo con san Domenico che, per l'efficacia della predicazione dei frati, ha creduto fino in fondo al valore della preghiera d'intercessione di alcune donne convertite, che poi si sono unite in monastero.
P. Domenico crede che la preghiera e l'
offerta della vita di donne consacrate domenicane è efficace per la missione di tutti i sacerdoti della Chiesa. All'origine c'è la consapevolezza dell'importanza della missione del sacerdote e la conoscenza, attraverso il ministero della confessione, di sacerdoti in difficoltà.
Questa luce ha avuto un carattere di novità che ha suscitato in P. Domenico e nelle Madri un
grande entusiasmo e la costanza di procedere in mezzo a tante difficoltà per dare vita a un monastero domenicano con una chiara identità spirituale e uno stile di vita adeguato.
Dalle nostre origini riceviamo proprio questo: un'identità e uno stile di vita che sono sempre domenicani, ma hanno un timbro di novità, di riscoperta, di attualità.

Il decreto di fondazione (4 agosto 1955) dice che l'Ara Crucis ha per scopo la vita contemplativa nello spirito dell'offerta della propria esistenza a Gesù Eterno Sacerdote, per la santificazione dei sacerdoti. Cristo Sacerdote è al centro. In questo senso non siamo qui per dire delle preghiere per i sacerdoti, ci sono, ma come segno esteriore: siamo qui per vivere una vita in comunione con Cristo Sacerdote e mediatore.
A questo centro è dato un particolare rilievo nell'
approfondimento teologico-contemplativo, nella vita spirituale delle monache, nella simbologia: l'Ara Crucis è costruita a forma di croce, ha l'altare al centro e l'adorazione eucaristica quotidiana fin dagli inizi.

Alcuni aspetti della identità che cerchiamo di mantenere e dello stile di vita che cerchiamo di vivere

La Parola di Dio e l'Eucaristia sono centrali nella giornata e nella vita di ciascuna: l'orario lo favorisce dalle 5:15 del mattino alle 9 è tempo personale. Il fine è quello di alimentare la comunione con Dio, in modo da sperimentare l'azione dello Spirito che accende l'intelligenza tutti i giorni, se siamo a sua disposizione e ci fa cogliere un dono di profondità, di amicizia con Dio, di comunione, di contemplazione che suscita il desiderio di approfondire anche nello studio quanto ci ha toccato.

Perché l'esperienza di Dio sia quotidiana ci vuole uno stile di vita di comunione, comunione con Dio in noi stesse e comunione con il nostro prossimo
La vita nello Spirito si sviluppa nella pace, o anche nella rappacificazione, ma non nella discussione ad oltranza. Per questo vogliamo lasciarci convertire dalla Parola, sentiamo nostro l'
esercizio del "nunc coepi", sia accettando noi stesse, sia chiedendo scusa, se è necessario, per ricomporre la comunione. Anche l'appuntamento mensile del Capitolo regolare, centrato sulla carità, sul progresso comunitario nelle virtù, è un momento di liberazione e di gioia interiore ed esteriore.

Ci sentiamo in missione prima di tutto ciascuna verso se stessa è questa missione individuale che rende efficace la missione della comunità nella Chiesa. La nostra prima predicazione è essere una comunità unita. Questa unità fra noi è intercessione per i sacerdoti. Non siamo qui solo per pregare e fare i fatti nostri, ma per vivere "la vita buona del Vangelo" ciascuna e tutte insieme; è la comunione con Dio e fra di noi che ci rende intercessori, speriamo efficaci.

Poi c'è l'aspetto pratico, le fatiche della giornata, tante sfaccettature di collaborazione e di responsabilità
P. Domenico ci ha insegnato ad essere persone con la testa sul collo e i piedi per terra cioè molto aderenti alla realtà. La comunione con Dio si vive non sottraendosi agli imprevisti e alle sofferenze della vita. Da chi ci ha preceduto abbiamo avuto un esempio di creatività e di operosità.

Per quanto riguarda il lavoro
Vari tentativi ci hanno fatto valutare che il lavoro fornito e retribuito da ditte varie non fa per noi, mentre il servizio che facciamo come monache contemplative che provvedono al monastero: lavori di casa, manutenzione ecc, seguono le giovani, assistono le anziane, preparano una bella liturgia, anche su richiesta di gruppi di fedeli... tutto questo è molto più importante, perciò
abbiamo accolto come Provvidenza alcune rendite. Così possiamo fare quelle attività che ci sono più consone, anche incontri, moderati nel numero, con persone e gruppi, e quei ? lavori? che hanno un fine spirituale.
In questo periodo abbiamo alcuni incarichi nell'
iter della Causa di beatificazione di P. Domenico Galluzzi.

Curiamo molto la formazione permanente
Ci appoggiamo soprattutto sul magistero del Papa Benedetto XVI. Cerchiamo di leggere libri validi domenicani e a raggio ecclesiale. Seguiamo il cammino dei monasteri domenicani italiani. Ci rivolgiamo anche ai confratelli domenicani secondo le necessità. Esprimiamo la nostra riconoscenza a P. Giovanni Cavalcoli per le lezioni di teologia dogmatica e spirituale che ci ha donato per tanti anni; abbiamo anche apprezzato l'
approccio alla metafisica.

Per quanto riguarda la clausura, ci esprimiamo con uno slogan: " siamo grate alla grata". Per noi è un mezzo molto significativo che dice la nostra dedizione totale a Cristo, quindi dà senso alla nostra scelta di vita, che potrebbe essere altrimenti valutata come un sottrarsi alle difficoltà della vita di oggi. La clausura, inoltre, favorisce la crescita omogenea della comunità, la concentrazione sull'essenziale, l'intensità della vita fraterna. Ci aiuta nel compito del discernimento quotidiano tra cose buone, infatti non possiamo inserire tutto quello che si potrebbe fare: andrebbe a scapito della nostra vita.