Incontro del 18 febbraio 2014

Abbiamo letto il nono capitolo del Vangelo di Giovanni (Giovanni 9, 1-41)

- Mi colpisce la puntigliosità del racconto del cieco: racconta la sua esperienza, fatta di cose concrete e straordinarie. La domanda che ne consegue è: "Chi è costui?". "Forse è un peccatore?". "Non lo so, ma so che ora ci vedo". La fede nasce dal riconoscere nei segni che colui che ho davanti è proprio il Figlio di Dio.
- Sembra esserci una contraddizione col cap.8: "non giudico nessuno". Ora (39): "sono venuto per giudicare ..." . La superbia dei farisei appare nell'affermare la loro non-cecità.
- Il cieco è intelligente ed illuminato di mente, parla con profondità ai farisei. L'obiettivo di Giovanni è far emergere che Lui è il Signore: "io credo, Signore" (11-17).
Chi è menomato dalla nascita vive una sua normalità, sono gli altri che lo vedono menomato e lo rendono mendicante.
- Ha peccato lui o i suoi genitori? Nessuno in relazione alla sua malattia, ma è perché si manifesti la gloria di Dio. Siamo forse ciechi anche noi? (40) Chi dice di vedere resterà cieco.
- Ho pensato alla conversione di Paolo. Egli, sulla via di Damasco, diventa cieco pur essendo forte e sicuro di sé. Sperimenta la cecità e il bisogno di aiuto degli altri. L'essere ciechi permette di pensare.
- Leggendo la disputa coi farisei, mi è venuto in mente l'interrogatorio di Gesù davanti al Sinedrio, quando i giudei erano desiderosi di condannarlo. Avevano già deciso tutto. Non erano in grado di riconoscere i segni evidenti che vedevano.
- I farisei sono persone colte e forse sono anche desiderosi di capire. C'è però la difesa di una verità antica. Sono anche le nostre difficoltà a credere al nuovo. (29-30)
- Il cieco non viene miracolato perché ha fede, dalla meraviglia nasce poi la fede. Chi è cieco, veda e chi vede sarà reso cieco.(39)
- "... ma costui non sappiamo di dove sia" perciò non gli crediamo. Ma nel cap.7, 27: "... costui sappiamo di dov'è, invece il Cristo, quando verrà, nessuno saprà di dove sia" . E' la contraddizione di chi crede di sapere e vedere.
P. Giorgio. La classe al potere voleva difendere lo status quo. Erano così attaccati al loro monoteismo che non accettavano altre dimensioni di Dio.
Per la fede occorre lasciare tutto, anche se stessi e le proprie ragioni.
L'evangelista vive nelle sue comunità che si trovavano in situazioni particolari. Nel testo letto la parola chiave è la luce: intanto che è giorno bisogna darsi da fare. Piscina di Siloe (significa "mandato"): si può riferire sia al cieco che a Gesù. "Andò, si lavò e tornò che ci vedeva" è il richiamo al battesimo. Ci pone davanti un cammino di fede.
Altre osservazioni: il cieco era mendicante, è il segno di uno che cerca. Anche Bartimeo lo cercava buttando via il mantello. Noi cerchiamo come i ciechi? O crediamo di vedere...
Il giudizio: se accendi la luce vedi le cose. Giudicare è porre un segno di contraddizione.

Incontro del 4 febbraio 2014

Abbiamo letto l'ottavo capitolo del Vangelo di Giovanni (Giovanni 8, 1-59)

- Il capitolo è pervaso dalla tensione tra Gesù e i giudei, in particolare gli scribi e i farisei. L'episodio dell'adultera concretizza questa tensione. E' un episodio toccante, in particolare la scena descritta: i farisei unmiliano la donna, Lui si china e scrive qualcosa sulla sabbia. Come se fossero parole che possono venire calpestate. Lei è in mezzo: la donna è calpestata in quella condizione con un piede nella fossa. Ma lui si mette pari a lei, ammette la colpa della donna. I vv 31 e 42 spostano il discorso dal piano della fedeltà ad Abramo, a quello dell'amore "se ... certo mi amereste...".

Incontro del 21 gennaio 2014

Abbiamo letto il settimo capitolo del Vangelo di Giovanni (Giovanni 7, 1-53)

- Riflettendo mi sono calato nella situazione che viene presentata: durante la festa vengono fuori dubbi e valutazioni diverse, insomma" si faceva un gran parlare di lui"; i dubbi della gente: "è buono" oppure "no, inganna la gente". Di fronte a uno così faremmo anche noi fatica ad accettarlo. Viene fuori uno spaccato della popolazione: alcuni insistono sui fatti straordinari che hanno visto, altri sulle Scritture.

Incontro del 7 gennaio 2014

Abbiamo letto il sesto capitolo del Vangelo di Giovanni (Giovanni 6, 1-71)

- Gesù conosce tutto, ma chiede a Filippo di risolvere il problema di dare da mangiare a tutta quella gente. Egli tratta Filippo teneramente, come amico, per metterlo alla prova bonariamente.
- Il linguaggio usato da Gesù è diretto (53-56), per questo i discepoli, che pure lo avevano seguito, esclamano "Questo linguaggio è duro..." e molti si tirarono indietro. A volte l'annuncio cristiano deve passare attraverso la durezza per essere fedele alla Verità. Non dobbiamo convincere nessuno sminuendo la portata del messaggio, ma avere il coraggio di mettere noi stessi e gli altri di fronte al mistero.

Incontro del 17 dicembre 2013

Abbiamo letto il quinto capitolo del Vangelo di Giovanni (Giovanni 5, 1-47)

- Un tema centrale è quello del contrasto tra morte e vita: esso rappresenta un annuncio della resurrezione.
- Il metodo complicato per la guarigione nella piscina, nonché la questione del sabato da parte dei giudei nei confronti del malato che era guarito evidenziano la incapacità degli stessi di andare oltre le leggi mosaiche e di essere ciechi di fronte ad un fatto nuovo che era avvenuto davanti a loro. L'intervento di Gesù rompe queste logiche e le supera: "il Padre mio opera sempre" anche di sabato.
- Il miracolo della guarigione ci ricorda la riflessione sui "segni" che facemmo qualche incontro fa. In questo caso il malato non chiede a Gesù alcun segno (non conosceva Gesù). È Gesù che interviene di sua iniziativa e gli chiede "Vuoi guarire?". Il paralitico non chiede nulla e gli confida soltanto la sua difficoltà ad entrare nella piscina. Poi si trova guarito. È lui che ci chiama e chiede la nostra disponibilità al suo intervento.

Incontro del 3 dicembre 2013

Abbiamo letto il quarto capitolo del Vangelo di Giovanni (Giovanni 4, 1-54)

- Gesù siede presso il pozzo di Giacobbe in attesa, era verso mezzogiorno; un'ora calda come per non incontrare nessuno tranne una persona:la Samaritana. Egli sembra voler mostrare il suo amore iniziando con lei un dialogo con una frase apparentemente banale : "Dammi da bere". C'è una domanda all'inizio del cammino di fede, che ci provoca personalmente mettendo in crisi le nostre certezze. E' Lui che inizia un dialogo con la nostra umanità.
- Gesù inizia un dialogo incontrando persone che provengono da mondi diversi, per dar inizio ad un cammino di conversione.(Nicodemo, Samaritana, il funzionario del re...) Il suo è un messaggio rivolto a tutti.